Impropriamente la chiesa della Madonna di Piedigrotta viene definita una grotta scavata nel tufo.
In realtà non si tratta di una roccia tufacea in quanto il tufo è una roccia magmatica; in particolare è la più diffusa delle rocce piroclastiche ed è composta da brecce, lapilli e ceneri vulcaniche.
Sebbene il nome “tufo” vada propriamente riservato a formazioni di origine vulcanica, esso viene utilizzato per indicare rocce diverse, accomunate dal fatto di essere leggere, di media durezza e facilmente lavorabili. In particolare in alcune regioni italiane prive di giacimenti tufacei vulcanici viene chiamato tufo il calcare poroso.
Piedigrotta, invece sorge su rocce sedimentarie di origine marina classificabili nell’ambito di arenarie e ruditi.
La facciata è semplicissima in pietra, povera nelle forme e nei materiali. Sul tetto solamente una Croce in ferro e la statua della Madonna con il Bambino che protegge la gente di mare.
Lo spettacolo che si apre agli occhi del visitatore quando entra all’interno di essa è davvero unico: tre grotte con statue create dalla stessa roccia sedimentaria che raccontano scene delle Sacre Scritture: ai lati della porta d’ingresso 4 Angeli reggono le due acquasantiere la cui basi poggiano su dei leoni. Subito a sinistra la cappella della Madonna di Pompei che racchiude sul bellissimo altare il bassorilievo della Madonna di Pompei, il Sacerdote che celebra la Messa, Angeli, fedeli inginocchiati. Due Evangelisti accolgono i fedeli ai lati dell’arco d’entrata delimitato da un grande pesce in buono stato di conservazione.
Subito dopo San Francesco di Paola che attraversa lo Stretto di Messina sul suo mantello; quasi di fronte Sant’Antonio da Padova con gli orfanelli. Uno di fronte all’altro, il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria. Si giunge ad una grande grotta dove, nel rispetto della prospettiva, è rappresentato un grande presepe con al centro della scena Gesù in braccio a Maria, San Giuseppe, i pastori in adorazione, il bue e l’asinello e in fondo il paesaggio arabo con i Re Magi che giungono sui loro cammelli.
Sul lato sinistro dell’altare maggiore, in un’altra grotta, c’è il gruppo che riproduce la parabola di Gesù della moltiplicazione dei pesci: Gesù tra gli apostoli e, ai suoi piedi una donna seduta con delle ceste dalle quali fuoriesce un certo numero di pesci.
Subito due medaglioni che riproducono Papa Giovanni XXIII e Kennedy. Questi ultimi opera del sopra menzionato Giorgio Barone al quale si deve il rifacimento della Chiesa alla fine degli anni ’60.
Si passa poi alla grotta dove è posizionata una statua in gesso della Madonna di Lourdes (probabilmente ritrovata agli inizi degli anni ’50 in un bosco tra Polia e Filadelfia), inginocchiata la veggente Bernardette e il bassorilievo che rappresenterebbe la moltitudine di gente che si reca a Lourdes con la speranza di ricevere il miracolo della guarigione.
Davanti il Santo protettore di Pizzo, San Giorgio che trafigge il drago.
Nella grotta posta sul lato sinistro rispetto all’entrata un gruppo scultoreo di notevole bellezza che rappresenta l’Angelo della Morte che pone una corona sulla testa di Santa Rita prostrata ai suoi piedi.
Sull’altare principale è collocata una copia del quadro della Madonna di Piedigrotta. L’originale, dopo un restauro durato diversi anni avvenuto presso la Sovrintendenza di Cosenza, al momento è custodito dentro il Santuario di San Francesco di Paola ed è in attesa di una definitiva collocazione.
Il soffitto della volta della navata centrale è decorato con affreschi oggi purtroppo molto rovinati: si intravedono: un Pellegrinaggio a Lourdes, il vascello in balia delle onde, la Battaglia di Lepanto, lo Sposalizio della Madonna.
Sull’altare 5 medaglioni con affreschi: i quattro laterali non sono più decifrabili, su quello centrale si intravede l‘Ascensione. Tutti gli affreschi sono opera di Alfonso Barone che era anche un bravo pittore.
Oggi la Chiesa è il secondo monumento più visitato in Calabria dopo i Bronzi di Riace.